“Imbarbarimento e crudeltà”: Paola Castagnotto sulla decisione della Corte Suprema USA
Riceviamo e volentieri pubblichiamo integralmente la riflessione sulla decisione della Corte Suprema americana. Inviata alle redazioni da Paola Castagnotto, Attivista e Presidente del Centro Donna Giustizia, animatrice da sempre nella nostra città e nel Paese di iniziative di promozione dei diritti delle donne, Paola Castagnotto affida ad una dura testimonianza l’effetto sulla vita delle donne che questa sentenza potrà avere negli Usa e ovunque nel mondo “dove Il corpo delle donne e il rispetto della autodeterminazione si confermano come terreni dove si giocano ideologie e desideri di controllo”.
Tra pochi giorni compio 68 anni e non avrei mai creduto di vedere un ritorno di imbarbarimento dei diritti civili come quello segnato dalla decisione della Corte Suprema americana.
Imbarbarimento e crudeltà perché significa ignorare quante donne metteranno la loro vita a rischio per affermare un principio ideologico alla vita che poco centra con la vita reale delle persone.
Nessuna donna sostiene che abortire è una decisione leggera. Bene lo sanno le donne, forse neanche lo sospettano i giudici della Corte Suprema, quale ferita indelebile lascia nel corpo e nella identità.
Il corpo delle donne e il rispetto della autodeterminazione si confermano come terreni dove si giocano ideologie e desideri di controllo.
E’ la stessa logica che sta dietro alla recrudescenza dei femminicidi: la negazione della libertà di decidere per le donne.
In Italia, subito, Il senatore Pillon non ha perso l’occasione di tacere e di riflettere sulle conseguenze che la scelta della Corte Suprema americana avrà. Si augura che anche l’Europa si allinei a questo passo indietro della storia.
Ma credo che le donne italiane non glielo permetteranno, spero sostenute dalle forze politiche democratiche.
E qui tornano i miei 68 anni e le tante manifestazioni e lotte per il riconoscimento della dignità delle donne, soprattutto di quelle che non hanno parola e strumenti per affermare i propri diritti. Gli anni hanno segnato una inevitabilità di scelta.
Continuerò con il male alle ginocchia e ai piedi a marciare, sperando di avere a fianco tante giovani donne e giovani uomini indisponibili a tornare indietro e consapevoli che i diritti non ti vengono regalati, ma sono un bene prezioso da coltivare quotidianamente.
A marciare , senza odio, ma nella bellezza della condivisione, come è stato nella straordinaria manifestazione di Verona.
Mi conforta sapere che la legge 194 è costituzionalmente tutelata, ma mi preoccupa che si affermi una cultura di svuotamento della sua praticabilità, come è già successo con il non governo della obiezione di coscienza e la riduzione, spesso, dei consultori a meri ambulatori.
La legge 194 non è la legge dell’aborto è la legge che sancisce la maternità come scelta responsabile che andrebbe supportata da uno Stato amico delle donne e in grado di aiutarle nelle loro scelte di diventare o no madri. E lo Stato dovrebbe scegliere di stare sempre e comunque dalla parte di oltre la metà dei suoi cittadini, le donne, ancora oggetto di prevaricazioni e di violenze.
Mi preoccupa che una cultura che sottovaluta la libertà di scelta possa poi farlo con altri diritti e altri corpi e penso alla fatica di veder riconosciuti i diritti delle persone LGBTQ.
Mi preoccupa che possa farlo con ogni tipo di “unicità”, di scelte, di orientamenti, di provenienze.
Bisogna scegliere di praticare i diritti e non solo di affermarli, perché cambiano la vita delle persone e cambiano la cultura di un Paese.
Io, come tante, decido di andare avanti, nonostante il male alle ginocchia e ai piedi.
Paola Castagnotto
Attivista e Presidente del Centro Donna Giustizia
Lettera alle redazioni