Le nuove professioni: il designer
Si chiamano ISIA , sono gli Istituti Superiori per le Industrie Artistiche, vale a dire Istituti Statali d’Alta Formazione nel campo del Design. Piccole università che da oltre 30 anni formano i designer che il mondo ci invidia. Una di queste scuole è in Emilia Romagna, a Faenza, dove siamo andati in visita con la presidente dell’Istituto, Anty Pansera, storico del Design, Chiara Toschi Cavaliere, storico dell’arte, in occasione di una lezione tenuta agli studenti dell’Istituto dal prof. Patrizio Bianchi.
Numerosissimi e capillari rapporti col sistema delle imprese, performance occupazionali vicine al doppio della media universitaria nazionale, attiva mobilità LLP Erasmus, sentita partecipazione studentesca alla vita dell’istituto, sono queste le caratteristiche principali degli ISIA, Istituti Statali d’Alta Formazione nel campo del Design, che sono oltre che vere e proprie università a numero chiuso, con docenti scelti fra i migliori professionisti, l’ultimo modello della bottega rinascimentale.
“Sono le piccole realtà del Paese che funzionano, ma che rischiano oggi di scomparire, o di non funzionare più, il che è ancora peggio” ci dice Anty Pansera, Presidente dell’Isia di Faenza, storica del Design, docente al Politecnico di Milano e all’Accademia di Brera, autrice di una Storia del Design industriale in Italia, su cui si sono formati architetti e urbanisti.
Uno dei punti di forza di queste Istituzioni infatti è la possibilità di stipulare contratti di insegnamento con affermati professionisti del mondo del design, tant’è che In pratica, il 90% del corpo docente ISIA è incaricato a contratto. Il problema è che le tariffe ferme al 1996 sono al giorno d’oggi improponibili. Un fenomeno che sta generando una vera e propria fuga dei migliori docenti da queste nostre Istituzioni, con conseguenze gravissime sulla qualità dell’offerta formativa. Ma non è il solo problema che oggi gli Isia vivono, infatti, le Provincie con l’introduzione delle norme AFAM non si sentono più tenute ad ospitare e a supportare finanziariamente gli ISIA, che a Roma, Firenze e Faenza si trovano in condizione di dover gestire anche l’emergenza-sede.
Nicchia di eccellenza nel sistema universitario, l’Isia di Faenza ha sperimentato una via italiana alla didattica del design, praticando un originale modello formativo con una organizzazione di tipo stellare, in cui, attorno ai due tracciati storici degli istituti di design (product design e visual design) si sviluppano delle opzioni didattiche di complemento, che vanno dal packaging design al fashion design, all’automotive design, al video-making. un piano di studi corposo ed impegnativo; ma anche molte ore la settimana in aula e nei laboratori, più alla stregua di un campus inglese che di una università italiana. Siamo soddisfatti dell’affluenza degli studenti e delle richieste che essi ricevono sul mercato del lavoro, dove, proprio i designars ISIA secondo statistiche dell’Alma Mater trovano impieghi a volte eccellenti entro il primo anno dal diploma. Fra i mestieri più diffusi dei diplomati isia di Faenza, la libera professione come designer, talvolta con clienti importanti, come Alessi, Spalding & Bros, Clementoni, Lamborghini ecc. impieghi negli uffici stile delle aziende, fra queste anche la Ferrari e la Italdesign di Giugiaro. Molti lavorano nel design della moda o della calzatura, molti altri fanno graphic design, qualcuno si è specializzato nel videomaking. Un settore dove l’innovazione e la creatività sono all’ordine del giorno.
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Condivido in pieno quello che avete scritto! il design del packaging sta diventando un settore importantissimo, e ci sono tante possibilità da sfruttare..
questo è un articolo molto interessante
http://www.comieco.org/le-nostre-prospettive/lab-buon-packaging/news/i-trend-dell-innovazione.aspx dove si spiega il design del packaging sostenibile.