Proviamo a oltrepassare il muro di gomma delle pagine Facebook…con Matteo Bianchi
La paura di contrarre il Covid è stato forse l’unico deterrente a frenare lo slancio recente di partecipare alla politica della città. Matteo Bianchi, Giornalista pubblicista freelance Sono tre le manifestazioni che si sono susseguite a stretto giro in piazza Castello – la prima per la pace tra israeliani e palestinesi, la seconda per la tutela ambientale e la terza in difesa di biblioteche e bibliotecari – con l’intento di smuovere il ristagno e smorzare la sensazione d’impotenza amplificati dal dibattito sui social. È necessario oltrepassare il muro di gomma delle pagine Facebook falsamente istituzionali e di ciò che ci propinano, tornando protagonisti della nostra realtà e permettendoci di migliorarla poco alla volta. È evidente quello che serpeggia dietro l’atteggiamento razzista subito da Bidres Azor, ovvero un clima di intolleranza diffusa che di fatto ci condiziona senza accorgercene. E questo vale anche per i piccoli gesti quotidiani di rispetto civico, come non abbandonare i rifiuti a ridosso dei bidoni all’imbrunire. Non dobbiamo sottovalutare disinteresse e indifferenza perché ci allontanano dagli altri. La frustrazione montante di fronte alle risposte degli amministratori locali e di cui l’assessore Balboni è stato vittima, dipende direttamente da un errore di valutazione, che ci porta a cambiare idea così rapidamente: dare retta alla propria pancia, alle nostre pance, significa lasciarsi governare dalle emozioni, perdendo di vista la complessità di ogni situazione e il passato di chi abbiamo davanti. Molti hanno votato affidandosi alle parole roventi dei programmi elettorali e alle smorfie sfavillanti sui profili virtuali. Ma chi è stato eletto ha un passato che dimostra la sua tenuta sociale: ognuno lavora, instaura relazioni con il luogo di appartenenza, ama, si lega, diventa genitore, rispetta la legge o finisce in tribunale, tenta di realizzarsi come può. Fa suoi dei valori più o meno condivisibili. Il bagaglio di esperienze che condensa decenni di vita rivela inesorabilmente competenze, inclinazioni nonché il tessuto umano di chiunque salga su un pulpito. E non si tratta di giudicare, bensì di imparare a valutare il prossimo. Il politico di casa che è solito guardarci dall’alto verso il basso, abbaiando querele o snobbando la dimensione associativa e aggregativa a favore di un salotto sterile, che razza di politico è? Non possiamo accontentarci delle apparenze, del maxi cartellone che svettava sulla rotonda di via Bologna con l’abbraccio tra Sgarbi e Gulinelli, due estati fa, né della camionetta che girava incessante con il volto sfacciato di Naomo. E dietro quelle réclame cosa c’è, cosa resta dopo quelle immagini? Matteo Bianchi, Giornalista pubblicista freelance
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