Truffa nazionale di granaglie bio: “maestro Joda” da Comacchio nei guai
Per anni, almeno dal 2007 al 2013, hanno immesso sul mercato della Ue tonnellate e tonnellate (in tutto 350 mila) di granaglie, provenienti da Moldavia, Ucraina e India e destinate al comparto zootecnico ma anche all’alimentazione umana, spacciate per bio e fornite di tutta la certificazione necessaria che venivano vendute a ignare aziende della Ue. Il tutto era capeggiato dal “maestro Joda”: si faceva chiamare così infatti l’ultrasettantenne comacchiese al vertice dell’organizzazione.
In realtà quel fiume di soia, mais, grano tenero e lino, del valore complessivo di circa 120 milioni di euro, non solo non aveva i requisiti per essere classificato come biologico (compresa la coltivazione interamente senza sostanze chimiche o ogm), ma in qualche caso neppure quelli per essere consumato: c’erano tracce di organismi geneticamente modificati ma anche di diserbante come il glyphosate e brachizzanti (regolatori della crescita) come il clormequat.
Dopo due anni di indagini, la Guardia di Finanza di Pesaro e l’Ispettorato Repressione Frodi, insieme al Corpo Forestale dello Stato, hanno chiuso il cerchio intorno
Eseguiti anche sequestri preventivi su beni mobili, immobili, partecipazioni societarie e conti correnti riconducibili a una ventina di indagati, nonché sui beni aziendali di sei società, per un valore di 35 milioni di euro. E l’operazione riscuote il plauso della organizzazioni agricole: Coldiretti Marche raccomanda di scegliere prodotti a filiera corta, acquistandoli direttamente dai produttori o nei mercatini. Per la Cia, il biologico “continua a crescere nonostante la crisi economica e il crollo dei consumi convenzionali” ma proprio per questo successo rischia di essere al centro di frodi alimentari.
(ANSA)